Soprattutto lungo il sentiero n.11 verso san Pietro al Monte incontriamo parecchi grossi massi, in granito ghiandone o in verde serpentino, solitari o aggrappati alle radici di alberi, oppure appoggiati alle “casote”, le tipiche costruzioni usate come riparo dai contadini e dai pastori.
Sono testimoni delle passate glaciazioni, quando i ghiacciai si estendevano dalle Alpi fino alla pianura. Il lento scivolamento di queste imponenti colate glaciali li ha portati fin qui in un viaggio di centinaia di chilometri e migliaia di anni, dalle Alpi Retiche e dalle valli valtellinesi.
Già nell’800 il naturalista Antonio Stoppani così scriveva : “…sul dorso dei colli, sui fianchi dei monti, sui margini dei laghi… dappertutto… vedrete o solitari, o in gruppi fantastici, o allineati in modo mostruoso…. pezzi enormi di graniti, di porfidi, di serpentini, di rocce alpine di ogni genere evidentemente divelti dai monti lontani portati più giù, a centinaia di miglia di distanza e posti a giacere così rudi e informi, ove possono meglio stupirci…”.
Sono uno spettacolo della natura, solenni e imponenti guardiani dei boschi, ricchi di fenditure e dolcissime e sinuose curve da erosioni, paradiso di giochi per piccoli scalatori.
Alcuni di questi massi sono stati lavorati da scalpellini medievali per trasformarli in sarcofagi poi riutilizzati come vasche di raccolta delle acque. Ne possiamo vedere uno presso la fonte poco distante da san Pietro al Monte…
…e un altro nel cortiletto adiacente alla chiesa.
Uno di questi bei blocchi è stato riportato alla luce dalla sepoltura fangosa in cui era immerso, e collocato verticalmente a riparo di un tratto di sentiero. Di granito chiaro dalle sfumature che vanno dal grigio al giallo al rosato, con sinuose curve che gli conferiscono giochi di luci ed ombre. Presenta alla base una sporgenza ideale per sedervisi e far sosta.
L’abbiamo battezzato “trono di Desiderio”, e ci piace fantasticare che l’ultimo re longobardo, cui la leggenda attribuisce la fondazione di San Pietro al Monte, qui si sia seduto per ammirare l’opera che stava realizzando mentre i mastri costruttori gli illustravano l’avanzamento dei lavori.
Andate a cercarlo e fotografatevi seduti sul trono, per sentirvi nobili longobardi.